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Rocca d'Arazzo.

La passeggiata si svolge a cadenza periodica.

 

Remo RissoneRicca di suggestioni la passeggiata a Rocca d’Arazzo. La prima sorpresa: i segni ancora intatti della trincea partigiana, tra i boschi di frazione Sant’Anna, dove i ribelli combatterono i nazifascisti impegnati a risalire la Valle Tanaro durante il feroce rastrellamento del 2 dicembre 1944.

Uno sguardo commosso alle case di via Garibaldi saccheggiate e bruciate nella rappresaglia nazifascista: compresa l’abitazione dell’antifascista Ermete Boido, presidente del CLN di Rocca d’Arazzo e sindaco del paese dalla Liberazione al 1951.

Poi tappa al cimitero del concentrico, altra postazione dei partigiani nei combattimenti del 2 dicembre 1944, per raccogliersi davanti alla tomba della piccola Carla Maria Campini, presa a simbolo di tutte le vittime civili della guerra: non aveva ancora cinque anni quando fu uccisa nel cinematografo del paese in uno scontro a fuoco tra partigiani e fascisti. Era il 28 gennaio 1945 e tutto iniziò dall’attacco dei ribelli della 100ª brigata Vignale al presidio della brigata nera Viale, dislocato nell’attuale Municipio, per liberare due loro compagni. Presto lo scontro si allargò ad altri punti del paese: nella sparatoria al cinema restarono uccisi la piccola Carla Maria Campini, uno squadrista e il partigiano “Mirko”.

 

 

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