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I luoghi raccontano la storia

 

Pieve di Santo Stefano, la città del diario

Archivio Diaristico Nazionale

 

Dal 1984 Pieve Santo Stefano ha innalzato ai quattro punti cardinali del suo perimetro un cartello giallo sotto quello della toponomastica ufficiale: "Città del diario".

La cittadina ospita infatti nella sede del municipio, un archivio pubblico, che raccoglie scritti di gente comune in cui si riflette, in varie forme, la vita di tutti e la storia d’Italia: sono diari, epistolari, memorie autobiografiche.

 

 

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Sant’Anna di Stazzema

12 agosto 1944, l'Eccidio

 

A Sant’Anna di Stazzema, la mattina del 12 agosto 1944, si consumò uno dei più atroci crimini commessi ai danni delle popolazioni civili nel secondo dopoguerra in Italia. La furia omicida dei nazi-fascisti si abbattè, improvvisa e implacabile, su tutto e su tutti.

Nel giro di poche ore, nei borghi del piccolo paese, alla Vaccareccia, alle Case, al Moco, al Pero, ai Coletti, centinaia e centinaia di corpi rimasero a terra, senza vita, trucidati, bruciati, straziati.

 

 

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Civitella in Val di Chiana

29 giugno 1944, la strage

 

La mattina del 29 giugno i tedeschi dopo aver già iniziato ad uccidere alcuni civili alle soglie del paese, rastrellano una Civitella affollata per la festa dei patroni Pietro e Paolo, e le vicine frazioni, procedendo in alcuni casi ad omicidi nelle case, raccolgono la popolazione nella piazza del paese e la dividono per sesso e per età: le donne e i bambini sono spinti fuori dall’abitato, in direzione di Poggiali, gli uomini, radunati in gruppi di cinque, sono portati sul retro della scuola e colpiti da un colpo di pistola alla nuca mentre due uomini riescono a scampare fuggendo. Rastrellati alcuni contadini nelle case coloniche sotto il paese, gli uomini del gruppo, separati da donne e bambini soltanto dopo una lunga attesa, sono mitragliati, in numero di 17 o 18, nei pressi di un ponte vicino a Civitella. I cadaveri vengono presi dal mucchio e gettati negli androni delle abitazioni in fiamme.

 

 

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Mausoleo Fosse Ardeatine

Via Ardeatina 174, Roma

 

L'eccidio delle Fosse Ardeatine fu l'uccisione di 335 civili e militari italiani, trucidati a Roma il 24 marzo 1944 dalle truppe di occupazione tedesche come rappresaglia per l'attentato partigiano di via Rasella, compiuto il 23 marzo da membri dei GAP romani, in cui erano rimasti uccisi 33 soldati del reggimento "Bozen" appartenente alla Ordnungspolizei dell'esercito tedesco.

Per la sua efferatezza, l'alto numero di vittime e per le tragiche circostanze che portarono al suo compimento, l'eccidio delle Fosse Ardeatine divenne l'evento-simbolo della durezza dell'occupazione tedesca di Roma.

Le "Fosse Ardeatine", antiche cave di pozzolana situate nei pressi della via Ardeatina, scelte quale luogo dell'esecuzione e per occultare i cadaveri degli uccisi, nel dopoguerra sono state trasformate in un sacrario-monumento nazionale. Sono oggi visitabili e luogo di cerimonie pubbliche in memoria.

 

Approfondimenti

Mausoleo Fosse Ardeatine 

 

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Beppe Fenoglio e le Langhe

Passeggiata e percorso didattico

 

Beppe Fenoglio è stato uno scrittore, partigiano, traduttore e drammaturgo italiano, nato ad alba e morto a Torino. 

"I nostri padre e madre ci spiegavano i loro affari non più di quanto ci avrebbero spiegato il modo che ci avevan fatti nascere: senza mai una parola ci misero davanti il lavoro, il mangiare, i quattro soldi della domenica e infine, per me, l’andare da servitore (da La Malora)I nostri padre e madre ci spiegavano i loro affari non più di quanto ci avrebbero spiegato il modo che ci avevan fatti nascere: senza mai una parola ci misero davanti il lavoro, il mangiare, i quattro soldi della domenica e infine, per me, l’andare da servitore" (da La Malora)

"Ho in mente una dozzina di giornate, non di più, ma tutte a solatio, da tenere mezze a grano e mezze a viti. Con una riva di legna e anche un pratolino da mantenerci due pecore e una mula. Per concimarlo basterà la cenere del forno. - E dove sarebbe questa terra?[…] – Mica qui, mica su questa langa porca che ti piglia la pelle a montarla prima che a lavorarla. Io me la sogno su una di quelle collinette chiare subito sopra alba, dove la neve  ha appena toccato che se ne va…" (da La malora) 

"A me toccò che andavo per i diciassette anni e a dispetto della carestia di casa nostra pesavo sette miria, ero tanto grosso di ossa.  Quando mi misi a dormire quella notte, sapevo che l’indomani nostro padre sarebbe andato al mercato di Niella, ma da solo, sicché mi diede uno scrollone la sua voce nello scuro della prima mattina: - Agostino, levati e vestiti da chiesa. – Non dirò che fu un presentimento: tutto capitò come se io fossi un agnello in tempo di Pasqua. […] m’incrociai più d’una volta con l’uomo della bassa langa che un’ora dopo m’avrebbe tastato le braccia e misurato a spanne la schiena e contrattato poi con mio padre il mio valore.[…]. Partii per il Pavaglione una settimana dopo, a piedi… Mi sentivo nelle vene sangue d’altri che avevano già servito". (da La malora)

 

 

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